Orgoglio gay e blasfemia

COMUNICATO

La violenza e i ripugnanti attacchi blasfemi a Gesù Cristo e a Maria Santissima, che ormai caratterizzano i gay pride, meritano una riflessione ed una chiara e netta presa di posizione. Innanzitutto non si tratta di una carnevalata e nemmeno di una civile rivendicazione di diritti conculcati. Nessun preteso diritto può essere rivendicato violandone una enorme quantità di altri effettivi e infrangendo, crassamente, i principi fondamentali del diritto, sia positivo che naturale. Innanzitutto assumere l’orgoglio a principio d’ordine del diritto o di una rivendicazione di diritti particolari, nega totalmente il diritto e qualsiasi diritto. Meglio, afferma il padre di tutti i vizi a principio d’ordine della società umana. Equivale a porre l’egoismo più sfrenato a principio di una società che si voglia ispirare alla giustizia e al diritto, o magari, che si voglia addirittura ammantare di valori di amore e di carità. Dante richiamerebbe la “contraddizion che nol consente”. Non vale nemmeno la pena entrare nel merito di quelle rivendicazioni, che da sole si estromettono, per toni e contenuti, da qualsiasi possibile confronto civile e ragionevole. D’altra parte è palese che gli orgogliosi manifestanti non cercano nessun confronto, ma solo l’accettazione passiva delle loro urla sguaiate e la conseguente autoflagellazione di chi non può e non vuole approvare le loro rivendicazioni perchè non può vivere secondo i loro principi di vita. Ci si può chiedere la ragione di tanta efferata blasfemia, di tanta empietà. Il cristiano, infatti, non mette avanti l’offesa dei suoi sentimenti ma l’offesa diretta a Dio, a suo Figlio ed alla Madre santissima di suo Figlio. Ha senso tale offesa e se sì, quale? L’offesa a Dio è diretta e rabbiosa, perché? Perché Dio, che a tutto ha dato il suo ordine ed in maniera particolarissima alle relazioni tra l’uomo e la donna, non ci deve essere. Dio non ci deve essere perché li pone di fronte al loro abominio e perché Dio impedisce e vieta l’affermazione dei principi d’ordine sociale, politico e giuridico impliciti nelle rivendicazioni di qualsiasi orgoglio e specificamente dell’orgoglio omosessualista. Certo, la nostra società grida che Dio è morto, ma così spinge semplicemente il bottone di un terrificante dispositivo di autodistruzione. Per questo nessun uomo di buona volontà può fare atto di sottomissione, poiché è questo che chiedono, con quelle manifestazioni. Il fatto, innegabile, che ormai quelle rivendicazioni siano il mantra delle istituzioni, di tutte le istituzioni e non solo di quelle politiche, significa solo che il conto alla rovescia di quel dispositivo è ormai molto vicino alla fine. Per questo, ben sapendo che le forze del mondo sono ferocemente coalizzate per promuovere ed imporre quella visione del mondo e della vita, il cristiano non può che rimettere tutto nelle forti mani di Dio e fare tutto il possibile per riparare le offese che gli uomini, follemente organizzati contro di Lui, sempre più sconsideratamente gli infliggono. Le offese alla Santissima Madre di Dio e Madre nostra, infine, sono le più gratuite ed odiose; sappiamo che, sia il Figlio che la Madre sono pronti a perdonare tali offese, ma occorre riaprire gli occhi sull’ordine naturale delle cose, ritornare alla realtà, pentirsi e chiedere perdono. Altrimenti il divin Giudice non potrà esercitare la sua misericordia.

Milano, 14 giugno 2022