Attacco alla ragionevolezza

A MARGINE DI UN COMUNICATO DELLA CONSULTA

Prendiamo spunto dallo scarno comunicato della Corte Costituzionale perché anticipa qualcosa di inquietante che, a dispetto delle previsioni giuridiche a cui può dare adito, non ci lascia indifferenti e costringe ad un giudizio.

I componenti della Consulta forniscono una chiave di lettura che va analizzata con chiarezza: hanno ritenuto “…non irragionevoli, né sproporzionate, le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull’obbligo vaccinale del personale sanitario”. Scelte che poi, tout court, hanno riguardato tutti.

Hanno così “blindato” – come si può prefigurare – tutte le produzioni asseritamente legislative dei governi Conte e Draghi, anche quelle che non valevano neanche la carta dove venivano stampate come, ad esempio, i famosi DPCM, con i quali avevano ampiamente dimostrato di aver preso a cuore la nostra salute.

Il punto, però, è proprio questa allarmante proclamazione di “non irragionevolezza”.

Iustitia in Veritate analizza a fondo tale inquietante affermazione, non potendosi limitare semplicemente a chiedere dove potesse trovarsi la “ragionevolezza” – tra le decine di esempi citabili – nel decretare che un lavoratore del comparto sanità senza alcun contatto con i degenti, come ad esempio un medico veterinario o il ragioniere di un ospedale (anche operante da remoto) o, ancor meglio, il giardiniere di una struttura per anziani, dovesse subire “ragionevolmente” la sospensione dal lavoro e la conseguente perdita della retribuzione.

Oppure, allargando lo spettro di tale “non irragionevolezza”, nel decretare che un caffè si potesse prendere senza pericolo di contagio in piedi al bancone e non seduti o viceversa, o che nei locali da ballo si dovesse sottostare all’obbligo di indossare la mascherina sempre, tranne che nel momento del ballo (sic!).

Ma non ci limitiamo ad evidenziare il grottesco, perché sarebbe ancora poco, data la gravità di questa affermazione che racchiude in sé la motivazione che ci ha spinti a far nascere la nostra Associazione: cioè l’aver avvertito la necessità e l’urgenza di recuperare la ragionevolezza e la ragione, per poter identificare il male che incombe e che tenta di distruggere la struttura della nostra persona e del tessuto sociale.

Avevamo infatti iniziato a difendere in primis la libertà religiosa, ma ben presto ci siamo accorti che l’attacco frontale era a tutto l’umano e, adesso, i signori della Consulta lo hanno drammaticamente reso manifesto attaccando il principio di “ragionevolezza”, con il corollario della conseguente “proporzionalità” a cui devono sottostare tutte le leggi.

Noi focalizziamo l’attenzione su tale affermazione non semplicemente perché il principio di ragionevolezza è ancorato ad un articolo della costituzione (art. 3), ma perché nel momento in cui la più alta assise dello stato ci dice che è “ragionevole” far venir meno la retribuzione a un lavoratore per un presunto superiore diritto della scienza medica e dell’interesse collettivo, appare evidente la volontà di trasmettere un messaggio di “irragionevolezza” finalizzato a far passare per ragionevole cioè che non lo è.

Lo scopo è, dunque, non solo quello di sferrare un attacco disumano alla nostra ragione al fine di scardinarla con l’irrazionalità anche giuridica, ma di andare oltre, favorendo la dissonanza cognitiva e la distopia nella lettura della realtà, introducendo nuovi principi distruttivi della capacità dell’uomo di percepire ciò che è buono e giusto, ciò che è ragionevole.

È certamente pleonastico evidenziare che il diritto al lavoro è garantito nella stessa Costituzione di cui i componenti della Corte Costituzionale dovrebbero essere i primi tutori, ma è utile ricordare che il presunto superiore diritto della scienza medica e dell’interesse collettivo era già stato previsto proprio dal dl 44/2021 (obbligo vaccinale per i sanitari) che noi, primi in Italia, definimmo un obbrobrio che decretava l’istituzione di cavie di stato.

Iustitia in Veritate, a prescindere dalle motivazioni che devono ancora essere rese note e su cui ci sarà modo di riflettere meglio, non può che indicare, come parametro di giudizio, le parole di un grande Papa: “…ciò che è giusto non è originariamente determinato dalla legge ma dalla identità profonda dell’essere umano (Giovanni Paolo II – Sollicitudo Rei Socialis).

Ciò significa che il principio di “ragionevolezza” è insito nell’uomo; cioè noi siamo in grado di percepire e individuare, nella profondità del nostro essere, ciò che è veramente giusto e ciò che non lo è.

Ribadiamo questo giudizio davanti ai signori della Consulta, dicendo loro che abbiamo capito l’inganno perpetrato, celato nell’utilizzo di espressioni inquietanti quali la “non irragionevolezza”, allo scopo di azzerare il diritto che garantisce la retribuzione e, soprattutto, con il fine di censurare e appiattire tutto ciò che è umano e trasformare così l’uomo in un ebete incapace di ragionare.

Denunciamo con forza questo ennesimo tentativo di implementare una nuova normalità, attraverso neo parametri normativi irrazionali che vorrebbe scardinare l’essere umano, ed esortiamo tutti a recuperare l’esercizio della propria libertà e capacità di giudizio quali elementi imprescindibili della dignità della persona.

Iustitia in Veritate sta operando affinché si tessano reti tra le persone che hanno percepito qual è l’attacco vero che stiamo subendo e si pone come punto di incontro per favorire la riunificazione di un popolo che ha mantenuto chiara questa coscienza.

Ciò a cui abbiamo assistito in questi mesi è proprio la rinascita della resistenza di un popolo che recupera e difende il principio di ragionevolezza, e questo fa paura ad un potere che vorrebbe “recuperare” alla “sua” menzogna quanti non intendano adeguarsi alla nuova “normalità”.

Noi, rispetto a questo nuovo attacco, ci poniamo primariamente come gruppo di controllo, così come i non vaccinati in ambito sanitario, ed è proprio di questo che ha paura il potere: che esista un gruppo di controllo rispetto alla capacità di identificare la menzogna.

Iustitia in Veritate offre aiuto e apre le porte a tutti coloro che vogliano contribuire a difendere, con la libertà e la verità, la ragione, affinché si affermi la vera giustizia.

Manteniamo alta e viva questa coscienza, soprattutto in questo periodo di Avvento, secondo quanto ci viene indicato nel libro del profeta Isaia (Is 56,1): «Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per rivelarsi».

Milano, 16 dicembre 2022