Testimonianze

Storie di ordinaria resistenza alla dittatura sanitaria imperante … Letture utili ad infondere speranza e coraggio in tempi non facili.

DOVE STA ANDANDO LA SCUOLA

Sono reduce da un Collegio Docenti on-line, per entrare nel quale abbiamo usato un link e abbiamo parlato e votato nella chat; a me che purtroppo conosco bene l’inglese già dà un notevole fastidio constatare la sudditanza psicologica che un Paese ricco di cultura come l’Italia ha nei confronti degli Stati Uniti d’America, sudditanza che si manifesta anche nel linguaggio, ormai non più distinguibile da quello dei ragazzi (scusate, della next generation).

Ma torniamo al Collegio Docenti: durante tale riunione di cosa si è trattato, se non della Nuova Didattica proposta dal Ministero? Qual è la priorità, se non i Percorsi Formativi, che dovranno sostituire i bolsi ed obsoleti programmi scolastici, legando l’istruzione alla realtà dinamica e viva del mondo circostante? E quale urgenza è più stringente dell’istituzione dei Tutor (rigorosamente pronunciati “Tiutor” all’inglese, malgrado sia una parola latina), che avranno il compito di educare gli alunni, ma anche di far imparare il metodo di insegnamento ai docenti antiquati?

E come resistere alla tentazione di essere i beneficiari del fiume di denaro che proviene dal PNRR per l’attuazione di questa Nuova Didattica, soprattutto con la Digitalizzazione, i computer, la DADA (didattica in ambienti di apprendimento) e altre delizie del genere?

Poco importa se piove nelle aule, nei corridoi, nelle palestre; si fa finta di non vedere i pezzi di controsoffittatura che cadono, sperando che per intervento dello Spirito Santo non spacchino la testa di un malcapitato studente.

E quando uno fa un intervento, ricordando che i 248 miliardi del PNRR non sono destinati sono alla Digitalizzazione e alla Didattica Innovativa, in quanto vi sono sei “missioni”, tra le quali una, la quarta, è intitolata “Istruzione e Ricerca” ed ha un punto nel quale si parla esplicitamente di “Ristrutturazione delle scuole” per 2,4 milioni di metri quadrati, gli si toglie l’audio.

Allora io mi chiedo: è a questo che serve il Collegio Docenti on-line? A zittire chi espone un problema reale, molto più basilare e immediato (e pericoloso) di quanto vuole a tutti i costi portare avanti il Ministero? E perché il Ministero parla solo di alcune questioni e trascura totalmente quelle più urgenti e importanti?

prof. Pietro Marinelli

ORDINARIA FOLLIA SABATO 4 DICEMBRE A MILANO

Resoconto del testimone diretto

Sentite questa: sabato 4 dicembre 2021, verso le ore 16.20, stavo camminando in piazza Fontana, a Milano, con un mio amico insegnante, cercando di vedere se c’erano dei manifestanti ai quali aggregarsi. Veniamo accerchiati da una decina di poliziotti che ci chiedono i documenti. Io chiedo: “Perché ci chiedete i documenti?”. “E’ un normale controllo” risponde uno. “Dovrebbe esserci un indizio” obietto io. E uno di loro indica il cartello che io stavo portando, abbassato, con la mano sinistra.
Era il mio storico cartello che porto fin dal 6 agosto nelle manifestazioni, con scritto, da una parte, “GREEN PASS = TRUFFA”, contornato da due piccole svastiche, e dall’altro “LIBERTA’” con due cuoricini intorno. Uno di loro poi, il più deciso (gli altri avrebbero fatto semplicemente il controllo dei documenti) decide di darci una multa, affermando perentoriamente “Sono solo in due”. Ci infliggono una multa di 100 euro e un “Ordine di
allontanamento” di 48 ore con effetto immediato (perché temevano l’arrivo degli altri manifestanti, probabilmente). Mentre due carabinieri stanno redigendo il verbale, un altro, molto giovane, mi addita una delle svastiche e mi dice: “E’ un reato!” Io chiedo: “E quale?” senza ottenere risposta. Allora mi lancio in un discorso sul divieto di analogia, criterio
fondamentale nel diritto penale, per il quale le norme presenti per il reato di “apologia del fascismo” non solo applicabili per analogia a reati diversi.
Racconto poi che sono un insegnante di diritto da oltre trent’anni e che ho sempre fatto iniziative con il carcere minorile Beccaria e con San Vittore, anzi con quest’ultimo avevo organizzato addirittura un corso di diritto penale per le guardie della polizia penitenziaria, corso nel quale io avevo tenuto l’introduzione relativa ai principi costituzionali.
Comunque non firmo e dichiaro “Stavo tranquillamente passeggiando in piazza Fontana. Non c’era nessuna manifestazione”. Mi ritirano il cartello
storico, sostenendo che “può servire come prova”.
Leggendo poi attentamente, vedo che il prestampato dichiara, nella “Descrizione dettagliata della condotta”: “UNITAMENTE A NUMEROSE PERSONE, IMPEDIVA LA LIBERA FRUIZIONE DELL’AREA INDICATA, PRENDENDO PARTE ATTIVAMENTE AD UNA MANIFESTAZIONE PUBBLICA NON PREAVVISATA
…. CUI PARTECIPAVANO NUMEROSI ATTIVISTI cc.dd. “NO GREEN PASS
”.
Mi accorgo alla fine che le mie dichiarazioni sono state riportate nello spazio delle osservazioni che avrebbero potuto fare loro, invece che nello spazio delle dichiarazioni del trasgressore, che invece viene lasciato bianco. Risulta quindi che i verbalizzanti hanno osservato, dopo quando scritto sopra come prestampato, che “STAVA TRANQUILLAMENTE PASSEGGIANDO IN PIAZZA FONTANA: NON C’ERA NESSUNA MANIFESTAZIONE”.
La dittatura italiana di Luciana Lamorgese e Mario Draghi, che cerca di instaurarsi violando ogni più elementare diritto di libertà sancito nella Costituzione, si scontra anche con l’incompetenza e i pressapochismo degli addetti ad eseguire i loro ordini!

MA NOI ABBIAMO IL SUPER GREEN PASS! TUTTI POSITIVI!

Accade in una farmacia altamurana. La storiella è questa.

Una coppia di sposi, come hanno fatto molti di noi, decide di festeggiare il matrimonio in una sala ricevimenti. Benissimo. Persone scrupolosissime, lei e il suo coniuge, chiedono a tutti gli invitati (vaxxinati e non) di fare un tampone. Anche se la maggior parte di loro avesse un Super Green Pass con scadenza giugno, luglio, ecc. Che succede? A qualche minuto dall’inizio della celebrazione, un bel gruppo di invitati, si presenta in una nota farmacia per fare il tampone. Ben vestiti, profumati, con il regalo pronto e il macchinone, tirato a lucido, parcheggiato fuori. Tutti dentro, marito, moglie, figli, vaxxinati e non. Bene. Risultato dei tamponi? Una buona parte di loro, risulta POSITIVA! In farmacia succede l’inferno! Arrivano alla cassa:”Dottoressa, ma noi abbiamo il SuperGreenPass che vale fino a giugno!! Lei ci deve dare subito il green pass! Noi abbiamo fatto regalo, abbiamo consumato soldi per i vestiti, abbiamo fatto due dosi di vaxxino! (Come previsto dal Decreto!)” La farmacista:”Non posso farvi nulla! Non posso darvi nessun green pass! Siete positivi, nonostante vaxxini e supergreen pass! Dovete andare a casa e inziare procedura di quarantena!“. Insomma, per convincere i malcapitati, convinti che il supergreenpass fosse come una patente speciale con cui poter guidare l’Air boing a 14.000 metri d’altezza, la farmacista ha minacciato di chiamare i carabinieri. Solo così si sono convinti. Non vi dico che faccia hanno fatto verso i loro parenti, non vaxxinati, tamponati e negativi!

Fine della storia di pura follia antigiuridica e, soprattutto, antiscientifica. P.S. È bastato l’ eccesso di zelo di due bravi sposini di Altamura per sfaciare un Decreto fatto da quattro politici e scienziati sconosciuti.

P.P.S. Che dire? Auguri agli sposi e buona quarantena a chi non ha potuto festeggiare nonostante avesse il Super Super Green Pass con il marchio del Ministro Speranza! 😉

Cronache di violenze e vessazioni in una Torino ideologizzata

Questa è una lettera che l’autrice ha inviato al quotidiano La Verità, per la quale è stata gentilmente ricontattata e intervistata dalla giornalista Patrizia Floder Reitter, che ne ha immediatamente fatto un articolo di seconda pagina. Inoltre, Nicola Bizzi, Matt Martini III e Tom Bosco hanno avuto la sensibilità e, soprattutto, il senso civico di parlarne nella loro vitale trasmissione di approfondimento “L’orizzonte degli eventi” che nell’occasione specifica ha ospitato il Dott. Carlo Freccero, in onda ogni venerdì sera alle 21:30 sul canale YouTube RADIO VISIONE 11.11 Meditate, per favore. Svegliatevi, siete ancora in tempo. 1984 è già qui.

Gentile Direttore Belpietro,

mi chiamo Francesca Tibo, sono di Firenze e le scrivo per raccontarle la folle avventura in cui domenica scorsa, 17 ottobre, mio figlio ed io, insieme a un centinaio di altre persone, siamo stati violentemente scaraventati presso il centro commerciale Lingotto di Torino, adiacente al Salone Internazionale del Libro.

Premetto:

Sono una scrittrice e dal 15 al 17 ottobre mi trovavo a Torino per presenziare allo stand della mia casa editrice per presentare il mio libro.

Ho portato con me mio figlio di 12 anni (a novembre 13) perché, in accordo con la sua professoressa di Lettere, ho pensato fosse una bella occasione per imparare e vedere qualcosa di nuovo.

Mio figlio Leon ha due malattie genetiche rare a carico della parte meccanica del Sistema Nervoso Centrale. Vuol dire che i problemi sono solo fisici e non mentali. Le sindromi in questione si chiamano Arnold Chiari I livello e Siringomielia. Per la Sindrome di Chiari è stato operato alla testa 4 anni fa (intervento solo funzionale a ridurre le emicranie, non risolutivo). La Siringomielia consiste, invece, in una cavitazione del midollo spinale; in sostanza, il midollo, anziché essere disposto correttamente all’interno della colonna vertebrale è schiacciato contro le sue pareti, rimanendo vuoto al centro, esattamente come una cannuccia o, appunto, una siringa. Inutile dirlo, sono malattie che provocano forti dolori, non solo alla schiena ma anche agli arti; ad ogni modo, entrambe gestibili con comuni analgesici.

Mio figlio ed io ci siamo sottoposti al tampone venerdì mattina (il 15) prima di partire per Torino e, avendo il lasciapassare nazista una validità di 48 ore, e scadendo domenica mattina alle 11:30, dovevamo eseguirne un altro per riprendere il treno di ritorno domenica pomeriggio, con orario di partenza alle 15:33.

La mia casa editrice mi aveva inviato una mail comunicandomi gentilmente che per i partecipanti al salone (sia professionisti sia semplici visitatori) era stato appositamente allestito un tendone della Croce Rossa al Lingotto, nel centro commerciale adiacente al salone, al costo di 5 euro. Sufficiente esibire il biglietto per il salone. Sapendo di poter usufruire di questo servizio, non ho provveduto a prenotare anticipatamente un tampone in nessuna farmacia di Torino.

Alle 10 di mattina del giorno domenica 17 ottobre (orario di apertura del servizio tamponi e anche della fiera), mio figlio ed io ci siamo recati presso il tendone della Croce Rossa e quello che segue è la descrizione di ciò che è accaduto In coda davanti a noi c’era già una cinquantina di persone (non di più, forse addirittura meno). A un certo punto, hanno cominciato ad arrivare alcuni lavoratori che avevano bisogno del tampone per entrare al lavoro da lì a poche ore e che non avevano trovato disponibilità in nessuna farmacia; tutti siamo stati d’accordo a dare loro la precedenza. Si sono create spontaneamente due code, una di visitatori e professionisti del Salone, una di cittadini lavoratori torinesi. I lavoratori erano pochi, in totale siamo poi diventati un centinaio di individui.

Vi erano due volontarie addette alla registrazione dei nostri dati, una volta effettuata la quale dovevamo posizionarci in una terza fila per essere sottoposti a tampone. Va precisato che entrambe si occupavano dello stesso utente, anziché dividersi il lavoro per accelerare i tempi. Una delle due, inoltre, si ostinava a tenere abbassata la mascherina (essendo vaccinata!), mentre noi eravamo obbligati a indossarla essendo al chiuso. Tutto ridicolo, ovviamente. La registrazione dei dati procedeva con una lentezza paradossale, del tipo una persona ogni venti minuti/mezz’ora. Ogni volta che qualcuno osava lamentarsi, un terzo volontario usciva dal gazebo (chiuso da tendoni) per scattare rabbiosamente verso di noi, dicendo che eravamo tutti liberi di andarcene se la procedura non era di nostro gradimento. Ovviamente nessuno poteva andarsene, perché tutti, chi per un motivo chi per un altro, avevamo bisogno del lasciapassare nazista e nessuna farmacia, ripeto, era disposta ad accoglierci.

In un momento in cui gli animi si sono scaldati, dopo 3-4 ore che stavamo ancora lì, il volontario in questione ha sbottato, lasciandosi sfuggire la seguente, abominevole frase: “Non è colpa nostra, abbiamo ricevuto ordini dall’alto!” L’ordine era chiaramente quello di procedere a “ritmo bradipo” al fine di portarci all’esasperazione. Mio figlio ed io siamo stati registrati dopo le 15:30 (treno perso, insieme ai circa 100 euro del biglietto), dalle 10 che eravamo lì, ripeto! Tutti senza mangiare e senza poter andare in bagno. Il nostro tampone, poi, è stato eseguito intorno alle 17:00 (sui documenti ci sono gli orari). Dopo aver eseguito il tampone ci lasciavano in attesa altre ore prima di consegnarci il responso, per avere il quale dovevamo fornire nuovamente i documenti perché il “sistema” sul pc richiedeva il numero della carta di identità per poterlo rilasciare. Pochi giorni prima di partire, mio figlio ha smarrito la sua Carta d’Identità, ma è bene sottolineare che fino ai 15 anni compiuti NON è obbligatoria e io avevo provveduto a fargliela solo per sicurezza, per quando andava in gita con la scuola. Il volontario seduto al pc, si è rifiutato di registrare la tessera sanitaria di mio figlio aggiungendo il mio numero di telefono e il mio numero di documento (come ho sempre fatto a Firenze finora senza problemi!), dicendomi che per quanto lo riguardava, io potevo tornare a Firenze e mio figlio restarsene a Torino. Un bambino di 12 anni. A quel punto ho perso le staffe, lasciandomi stupidamente travolgere dall’ira, cibo di cui questi demoni si nutrono felicemente, e ho cominciato a ripetere: “Scrivi il numero del mio documento! Scrivi quel cazzo di numero!”. Chiedo scusa per la volgarità, ma avevo seriamente perso le staffe, cosa di cui sinceramente mi vergogno. A quel punto, è sopraggiunto un quarto volontario, fino a quel momento mai visto, bardato come “Robocop” (era veramente un volontario della Croce Rossa?), che mi ha violentemente spintonata fuori dal recinto, impedendo a mio figlio di venire con me. Mio figlio è passato sotto al cordone, fuggendo spaventato e portandosi alle mie spalle. Una ragazza ha ripreso tutto con il telefono, le ho dato il mio numero perché mi inviasse il video, ma presa dalla confusione non ho pensato di prendere il suo né il suo nome e cognome. Ad ogni modo, è stato visualizzato sia dalla polizia sia dai carabinieri che sono arrivati poco dopo. Una intera famiglia di 4 persone e altri hanno preso le mie difese. A tutte queste persone, Robocop ha sequestrato i documenti che erano già stati consegnati al volontario al pc, trattenendoseli in tasca ed ha ordinato al collega di NON procedere con la consegna del lasciapassare nazista per nessuno di loro, esercitando un assurdo, illegittimo, abuso di potere. Naturalmente, gli animi si sono scaldati ancor di più. Robocop si è permesso di dire a un uomo anziano che se non avesse smesso di reclamare gli avrebbe spaccato la testa, poi si è portato alle spalle del padre di famiglia a cui ha detto che stava per dargli una testata per “rimetterlo al suo posto”.

Ricordiamo, che stiamo parlando di un volontario della Croce Rossa, evidentemente elevata all’insaputa di noi cittadini a ramo dell’esercito italiano. Il padre di famiglia, guardandolo negli occhi gli ha detto: “Tu porti una croce sulla tua divisa, e ci fai questo.” A quel punto, finalmente, abbiamo chiamato le forze dell’ordine. So benissimo che avremmo dovuto farlo molte ore prima. Non so perché non l’abbiamo fatto, lasciando che ci trattassero in quel modo. Forse la speranza di poter uscire di lì e farla finita con quei demoni. Sono arrivati prima la polizia, poi i carabinieri. Quello che posso dire, è che si sono comportati nobilmente nei nostri confronti, recuperando subito i documenti illecitamente sequestrati e obbligando il ragazzo al computer a stampare subito i certificati di tutti i presenti. Mio figlio ed io, siamo riusciti a venire via di lì appena in tempo per prendere un treno delle 19:00. Non c’erano altri treni disponibili se non quei due posti in business class che mi sono costati 150 euro circa, più 17 euro di cena.

Siamo arrivati a casa alle 22:00, stremati, devastati, pieni di dolori, soprattutto mio figlio che il lunedì mattina non ha potuto andare a scuola. Lascio a lei ogni considerazione sulla follia che sta travolgendo a ondate questo povero Paese in ginocchio. Allego tutti i documenti delle spese e dei tamponi, dove si possono recuperare orari e costi.

La saluto caramente,

Francesca Tibo

Lettera aperta agli studenti in epoca di Green Pass

Cari ragazzi,

a giugno ci eravamo salutati con un “arrivederci”, invece oggi devo dirvi che forse a settembre a scuola non ci vedremo.
Se le disposizioni attuali non saranno modificate, io sarò sospeso dall’insegnamento perché non avrò presentato il green pass.
Forse, anche se non vi ho mai nascosto le mie idee riguardo alla gestione dell’epidemia, può sembrarvi strano o esagerato che non mi voglia munire del passaporto verde. Se però pensate a quante cose il vostro professore di italiano e storia vi ha raccontato su tessere di partito senza le quali non si poteva lavorare, o sui tanti marchi di infamia che dispotismi di tutti i tempi facevano cucire sugli abiti di chi era discriminato, o ancora su una ragazzina nascosta in un retro-casa che ha riempito un suo quaderno con la sua fitta calligrafia, allora potrete capire la mia scelta.
Sento già levarsi gli scudi di alcuni di voi: “Ma prof.! Non è la stessa cosa!”. Lo so bene. Non è mai la stessa cosa. Magari se le cose sbagliate si presentassero nella storia sempre nello stesso modo: le sapremmo riconoscere e ce ne sapremmo difendere! Invece spesso il male cerca di ingannarci travestendosi di colori cangianti.
Il vero bene però, vi svelo un trucco, lo riconoscete subito per la sua semplicità, la sua apparente piccolezza, la sua umiltà.
Eccolo quando vi ho lasciato respirare liberamente senza la mascherina e voi avete fatto altrettanto con me. Eccolo quando ci siamo rispettati nei nostri tempi e nei ostri spazi reciproci, quando io sono entrato con la DAD nelle vostre case solo dopo aver bussato e chiesto permesso, così come quando voi avete capito quando ero stanco ed avevo bisogno della vostra comprensione.
Ora forse non potrò più esserci io a vegliare su di voi in questo difficile momento storico, ma, comprendetemi, non avrei più nulla da insegnarvi se diventassi corresponsabile, seppure passivo, di uno strumento di discriminazione come il green pass; una discriminazione che non si fonda sulla religione, l’etnia, il colore della pelle o gli orientamenti sessuali, bensì sulle scelte e sulle convinzioni individuali.
Farò il vaccino quando e se sarò convinto che sia la cosa giusta da fare, non certo per andare al ristorante, ad un concerto o dove che sia. Nemmeno per conservare il posto di lavoro. Ricordiamoci che “non di solo pane vivrà l’uomo” (Mt. 4,4) e che ancora sta scritto: “Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro” (Mt. 6, 28). Il Signore, poi, “non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande” (I promessi sposi, cap. VIII). Inoltre, se anche un domani dovessi decidere di vaccinarmi, oppure se sentissi la necessità di sottopormi ad un tampone diagnostico, non scaricherei comunque il passaporto verde, affinché le mie scelte individuali, quali che siano, non diventino motivo di discriminazione per chi avesse fatto scelte differenti. Speriamo invece che vi sia un ravvedimento nelle coscienze e che si abbandoni la china pericolosa che è stata imboccata e che conduce a tristezze e infamità che credevamo superate. In tal caso ci abbracceremmo di nuovo, proseguiremmo insieme il nostro cammino, come svegliandoci da un brutto sogno, e potrei dirvi ancora: “Arrivederci, ragazzi!”

Il vostro prof. Alessandro La Fortezza

4 testimonianze dalla manifestazione NO GREEN PASS di Brescia

1) Una persona che conosco si è recata dal proprio medico di base del nostro comune (di cui mi ha fatto il nome) che prima di farla entrare nel suo studio le ha chiesto se era vaccinata. Alla sua risposta negativa le ha detto che non l’avrebbe fatta entrare e che doveva quanto prima farlo altrimenti non la avrebbe più potuta visitare nemmeno in futuro. Senza visitarla l’ha tenuta sulla porta facendole una ramanzina di più di mezz’ora sulla necessità della vaccinazione.
Questa mia conoscente ha anche una figlia infermiera che ha perso il posto di lavoro e proprio per questo motivo anche lei era ieri presente in piazza.
Pertanto mi ha chiesto se conoscevo un medico di base che non fosse così invasato e le ho subito passato il nominativo del nostro di famiglia che so essere unico nel nostro comune a non segnalarti all’Asl (con relativo obbligo di tampone) appena la contatti per qualche sintomo di malattia.

2) Dopo questa sua esperienza scioccante è andata a confessarsi dal sacerdote di una frazione del mio comune che come risposta le ha detto che è un dovere morale “vaccinarsi”.

3) La nostra diocesi ha obbligato tutti i sacerdoti alla “vaccinazione” e per quanto conosciamo solo uno sta facendo resistenza ma viene quotidianamente stalkerato dalla curia perché si decida a farlo.

4) La mamma di una compagna di classe di mia figlia ha chiamato la pediatra perché suo figlio di 2 anni aveva la febbre alta. Come risposta si è sentita dire che senza tampone negativo lei non avrebbe visitato il bimbo. Al che questa mamma ha chiamato una sua amica medico che ha visitato il bambino e l’ha tranquillizzata dicendole che era una febbre dovuta allo spuntare dei dentini.

Cosa ci aspetta il futuro ?

Da un amico che ha partecipato alla manifestazione e ha incontrato diversi conoscenti che gli hanno raccontato quanto ci riferisce.

Il fanatismo degli ultra-vax

Oggi le comiche: vado all’Ospedale Careggi per il consueto controllo, viene una dottoressa giovane, che affabilmente mi ascolta, finchè le dico che non sono vaccinata.

Trasecola, sbarra gli occhi, non riesce a crederci, mi dice che devo vaccinarmi … Le faccio presente che ho tre trombosi al viso, come ha appena letto da risonanza, che ho un’ischemia dal lato destro … Incurante mi reitera che devo vaccinarmi.

Le faccio presente che oltre ad essere diabetica, ho i reni in deficit, grazie alla loro chemio sbagliata, macché una litania: “Deve vaccinarsi”.

Le ricordo delle allergie e degli choc anafilattici, molto gravi, la cantilena è sempre la stessa. Allora come una furia esce dalla stanza e dopo un quarto d’ora si ripresenta con il mio oncologo di riferimento: cerca di metterla sul materno, ho la stessa età di sua madre, lui tiene a me, ma io sorrido sorniona. Mi ascolta a malapena, dice alla sua collega di prepararmi le ricette e se ne va senza salutare. Dopo oltre mezz’ora torna la collega e riprende il pressing; le faccio notare che le tre uniche persone che conoscevo, che sono morte, lo sono non di Covid, ma di vaccino, impreparata balbetta e mi dice che ogni medicinale può causare morte anche il più banale. Le rispondo che ora per il Covid ci sono le cure; con veemenza mi replica che: “No, non ci sono cure“. Le riferisco delle migliaia di medici, che stanno curando i malati a casa. Mi dice che sono dei cialtroni. La guardo sorridendo di compatimento e facendole notare: “Migliaia di medici ?“. “Si sono degli incapaci, che andrebbero radiati dall’albo. Tutti!“.

Non mi saluta ed io esco ridendo.

Messaggio di un’amica

Maledizione, io non mi deprimo

Mi sto scoprendo in una “veste” che mi era sconosciuta. Non sono mai stata così prima d’ora, non riesco bene a capire cosa mi accade. Oggi sono stata all’ospedale di Borgotaro per il controllo diabetologico.

All’ingresso mi presento con la mia mascherina di plastica trasparente appoggiata al mento. Non va bene. “Ah, ok” dico io: mi giro e metto sopra la plastica una mascherina di tessuto leggerissimo.

Quella mi guarda perplessa e mi prova la febbre. Io mi accingo ad andare, ma quella mi ferma: “NO! Il gel! Deve sanificare le mani.” Io mi blocco come una statua e senza dire nulla la guardo fisso con un’ostilità che si taglia quasi a fette. Quella se ne avvede e mi fa: “Quella mascherina non va bene“. “Davvero?” – “Ci vuole quella chirurgica” – “Non ce l’ho” – “Allora non può entrare. E deve sanificare le mani” – “NO. SONO INTOLLERANTE. MI PROVOCA REAZIONE ALLERGICA.” – “Lei non può entrare.” -“Davvero? Ma ho un appuntamento. Quindi mi dica da che parte sta il centro diabetico.” – “DEVE SANIFICARSI LE MANI!” “LE HO GIÀ DETTO DI NO. HA CAPITO?” Ormai avevo gli occhi fuori dalle orbite e iniettati di sangue.

A stento trattenevo la furia. Ero ferma come una statua. O meglio come una belva che sta per azzannare la preda. Parte con la lancia in resta dicendo “Devo andare a chiedere” e io dietro a lei, decisa ad andare dove devo, fregandomene. Va a confabulare con Tizio, Caio, Sempronio. Finalmente dopo qualche consultazione viene fuori con un tizio che mi offre il gel. E io: “SONO INTOLLERANTE E NON LO VOGLIO, AVETE CAPITO SÌ O NO? PIUTTOSTO MI LAVO LE MANI.” E il tizio, gentilmente: “…Ah, beh…se è intollerante…” e ritira il gel. Ma la kapò, ormai mi aveva preso in antipatia e mi fa: “NON TOCCHI NULLA! LÀ C’È IL BAGNO PER LAVARSI” E io, strafottente: “Puzzo così tanto? Eppure sono fresca di doccia, appena fatta a casa mia“. Quella non molla e mi porta al bagno per controllare che io mi lavi le mani. Poi se ne va scocciata. E io mi levo le mascherine, alla faccia sua. Dopo un po’ torna perché lì c’è la macchina del caffè. Mi apostrofa: “SIGNORA DEVE METTERE LA MASCHERINA” Allora la metto e mi avvicino. Prendo anch’io un caffè, mi giro verso di lei e guardandola fisso con aria canzonatoria le domando civettuola e con voce suadente: “Ma posso berlo senza mascherina o c’è un modo per berlo senza toglierla? Magari, che so, con una cannuccia… mi dica, mi dica” Il tizio di prima si allontana prudente, ma quella se ne va nera e io in brodo di giuggiole.

Rosa

GIÙ LE MANI DAI BAMBINI!

Questo è stato lo slogan più ripetuto della manifestazione del 31 luglio a piazza Duomo a Milano; i giornalisti l’hanno etichettata come “no-green pass”, mentre c’era anche la questione dell’obbligo vaccinale per i bambini e delle conseguenze negative che i “vaccini” possono avere sulle persone. Io stesso ho visto un uomo giovane in carrozzella, con una bambina in braccio, seguito dalla moglie e da un’altra figlia: sulle spalle aveva un cartello: DANNEGGIATO DA VACCINO. E alla manifestazione ho incontrato un tassista, con tutta la famiglia, che mi ha riferito: “Su dieci persone che ogni giorno salgono sul mio tassì, almeno tre mi dicono di aver riportato gravi effetti avversi in seguito all’assunzione del vaccino sperimentale ”.

Ma andiamo con ordine: mi sono recato in piazza Duomo verso le 18.00, e non vedevo nessuno; pensavo di aver sbagliato giorno, oppure che la manifestazione fosse stata disertata! Alle 18.30 circa, invece, dalla parte dell’entrata della Galleria, sento il sibilo acutissimo di fischietti e comincio a sentire il grido. “Libertà, libertà!”. Capisco allora che sono i partecipanti alla manifestazione: vedo infatti un serpentone lunghissimo, che sembra non finire mai, di persone, che si fermano poi nel centro della piazza, provenienti da San Babila. Vedo dei cartelli molto chiari: il primo ha la faccia di Draghi e dice: “NON TI VACCINI? FAI MORIRE!”; poi ne vedo altri due, uno dedicato all’ex primario di pneumologia, presunto suicida, che per primo aveva messo a punto la cura del Covid con le trasfusioni di plasma iperimmune, strappando alla morte decine di persone. “DE DONNO RIPOSA IN PACE: ORA TOCCA A NOI LOTTARE!” e un altro ironico “QUI PER ENTRARE NON C’E BISOGNO DEL GREEN PASS”. La folla poi ad un certo punto si incammina verso piazza Fontana e riprende il “serpentone”; vedo un papà che ha sulle spalle la sua piccola che regge un cartello “MY BODY MY CHOICE – NO GREEN PASS”, che si ferma per farsi fotografare meglio; vedo un altro cartello. “SBLOCCARE LE TERAPIE DOMICILIARI – TACHIPIRINA + VIGILE ATTESA = MORTE”, e, verso la fine del corteo, “GIU’ LE MANI DAI BAMBINI!” Gli slogan sono diversi, oltre appunto questo: molti urlano: “Norimberga, Norimberga!” alludendo a Speranza e soci, e ancora: “Noi siamo il popolo!”; viene scandito con grande enfasi “Draghi, Draghi, va ‘fa n c…o”. C’è anche un cartello che ricorda la Costituzione e uno slogan sul rispetto dell’articolo 32: “Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento medico, se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto per la persona umana”. C’è grande euforia: mi dice una mia amica che oggi c’è molta più gente di sabato scorso (la prima manifestazione, il 24 luglio) e che si stanno organizzando ancora meglio per la prossima del 7 agosto. Torno a casa contento e sento un amico che ha partecipato alla manifestazione a Parma (contemporaneamente la gente ha protestato in tante città italiane) che mi dice: “La sai l’ultima? Perfino la stampa russa ha parlato delle manifestazioni in Italia!

Testimonianza dell’amico Pietro Marinelli che ha partecipato alla Manifestazione contro il green pass a Milano, cui hanno preso parte circa 10.000 persone

La fregatura di un “vaccino” che non conferisce immunità e rende contagiosi: la testimonianza di un insegnante.

La mia fantastica esperienza: insegnante di sostegno a contatto con bimbi con 104. Mi hanno detto di mantenere il distanziamento (ci provino loro) ma non mi hanno fornito ffp2. Mi hanno chiusa in casa tra coprifuoco e limitazioni: sì a stare in classe con 20 bambini anche a pranzo (immaginate voi il distanziamento reale in quelle aule…) ma no al ristorante. Durante l’unico lockdown di quest’anno sono sempre andata a scuola con i miei alunni fragili e un gruppo per l’inclusione. Ma anche in quel caso di ffp2 nemmeno l’ombra. Quando è stato il mio turno ho fatto il mio dovere e ho fatto AstraZeneca. Dopo la prima dose ho dovuto prendere 3 giorni di malattia (gli unici di tutto l’anno) per gli effetti, e ho avuto una trattenuta sullo stipendio. Un mese fa ho completato il ciclo con la seconda dose e ho avuto finalmente il green pass. Ora sono a casa in quarantena con il Covid SINTOMATICO. Una variante. Portata a casa dal mio compagno dopo una grigliata all’aperto a pranzo tra un gruppo ristretto di amici TUTTI VACCINATI E TUTTI CON IL GREEN PASS. La variante non ha risparmiato nessuno. Siamo tutti a casa con i sintomi e tutti hanno contagiato i famigliari (vaccinati). L’USL che ci ha contattati ci ha chiesto di poter fare analisi perché non se lo spiegano. Io sono esausta. Non mi vengano più a parlare di vaccini o cose simili. Sono arrabbiata per le PALLE che ci propinano ogni giorno. Non farò più alcun richiamo, ci devono solo provare a toccarmi un’altra volta!

Da Internet

San Paolino a Viareggio: dal novus ordo alla liturgia covidista

A Viareggio dove attualmente mi trovo per qualche giorno, la Messa domenicale da celebrazione del Santo Sacrificio è diventata un patetico omaggio alle derive più assurde e desolanti del politicamente corretto.

All’entrata della Chiesa, negli anni ’50 assurta a Basilica, i fedeli vengono placcati da un sedicente “Comitato accoglienza” incaricato di registrare i dati anagrafici delle persone, spruzzare disinfettante e assegnare posti a sedere…

Prassi che mi trovo a contestare decisamente definendolo più che un’anomalia locale un vero e proprio abuso.

Mi chiedo infatti con quale autorità vengano registrati nomi, cognomi e cellulari dei fedeli che desiderano assistere alla messa domenicale, in spregio alla normativa sulla privacy e alle disposizioni del diritto canonico.

Evito polemiche per non turbare troppo chi ormai assuefatto alle celebrazioni covidiste (distanziamento, mascherine, aspersioni di amuchina, sguardi della pace, inginocchiamenti vietati e comunioni sulla mano) non è, a differenza mia, infastidito e turbato dal carosello dei fedeli che invitano dall’altare alla preghiera per finalità non sempre ortodosse e condivisibili, come una logorroica supplica per i migranti da accogliere sempre e comunque.
Da notare come la Chiesa, di uno squallore indescrivibile dopo l’eliminazione di quadri , affreschi e addirittura la rimozione di una pregiata balaustra marmorea, è all’esterno ricovero permanente di ubriachi, clandestini e zingari con tutte le conseguenze sia dal punto di vista sanitario che della sicurezza.
Che dire ancora di un’esperienza triste e inquietante come questa? Meglio fermarsi qui, non senza tuttavia riferire dell’atto finale, provocatorio e irrispettoso oltre che prevaricante le più scatenate fantasie: approfittando della rinuncia del parroco alla questua fra i fedeli, entra in chiesa la zingara con il piattino per la raccolta delle elemosine. Probabilmente incoraggiata dalla preghiera dei fedeli.

Sono sconvolta, esco velocemente alla ricerca di anime semplici, cristiani veri pensando a quanto ci dice il Vangelo “Quando tornerà il Signore sulla terra troverà ancora la fede?”.

Viene da dubitarne.

Testimonianza di una signora che in quella Chiesa negli anni ’50 ha ricevuto i primi sacramenti della Fede Cattolica

Non sono sicura se farò la seconda dose

Condivido la mia storia sui vaccini. Non sono una no-vax, sono una persona completamente vaccinata (per tutto il resto oltre al covid). Ho 32 anni, sono una donna sana. Domenica 13 giugno ho ricevuto la mia prima dose di vaccino Pfizer, a Miami, centro vaccinale Aventura. Sono svenuta quindici minuti dopo nella mia macchina”.

“Sono stata portata al pronto soccorso con un battito cardiaco inferiore a quaranta. Sono stata scaricata con sincope e elettrocardiogramma anormale. Non so cosa sia. Non sono mai svenuta in vita mia prima. Devo aspettare 2 settimane prima di vedere il cardiologo e capire cosa mi stia succedendo. Mi sento molto debole e stordita ogni giorno. Oggi, 8 giorni dopo la dose, sono svenuta di nuovo al lavoro. Non sono sicura se farò la seconda dose”.

Da facebook

Testimonianza da una RSA

In breve la storia recente della mia esperienza di operatore socio-sanitario presso una Casa di Riposo nel periodo di inizio della crisi dovuta al Covid-19 (da febbraio 2020) fino ai giorni nostri.

Con l’arrivo del coronavirus in Italia e progressivamente in tutti i Paesi del mondo ci siamo dovuti attrezzare con gli ausili appropriati e seguire le istruzioni impartite dai governanti.

Gli ambienti che più di altri si sono dovuti attenere in modo stringente e spesso eccessivo alle direttive indicate nei DPCM sono stati quelli sanitari (ospedali, case di riposo, etc) e le scuole.

Anche da noi è arrivato il coronavirus che si è protratto da febbraio (picco di persone infettate) a giugno 2020. Tanti colleghi in quel periodo, spaventati da questa minaccia per la salute (spesso gonfiata ad arte da mass-media), se potevano prendevano dei periodi di sospensione dal lavoro o di lavoro in smart working.

Io, pur essendo in dialisi e in cura per un tumore, ho continuato tranquillamente il mio lavoro di animatore/educatore spostandomi in tutti i reparti. Questo non per incoscienza, ma per la semplice ragione che conoscevo le cure efficaci messe in atto da molti medici domiciliari per contrastare e debellare questa influenza virale. Inoltre, seguivo spesso gli interventi su internet della dott.ssa De Mari e del dott. Montanari. In casa avevo (ed ho ancora) un presidio medico (idrossiclorochina, eparina, antibiotico, etc) adatti a curare tempestivamente l’insorgere dei sintomi di infiammazione da coronavirus.

Ciò che mi rendeva sereno, nella circostanza in cui tutti erano agitati era anche il fatto di aver affidato il mio operato a S. Riccardo Pampuri e alla Santa Vergine Maria (la corona del rosario, nella tasca della divisa, mi accompagna sempre nel mio lavoro).

Mi è capitato alcune volte di essere entrato in contatto con persone anziane, forse positive al Covid-19, dato che dopo poco tempo hanno sviluppato la malattia con  febbre alta, ma su di me questo virus non ha mai attecchito.

Pensavo che questa situazione di vita paradossale che iniziava a stancare molti: mascherine, guanti monouso, camici monouso, percorsi obbligati, uso spasmodico di disinfettanti per le mani e per i camici… si esaurisse nel periodo estivo; infatti, da giugno dell’anno scorso ad oggi tra gli operatori e gli anziani, nonostante i molti tamponi che si eseguono, non c’è stata una persona infetta, neppure asintomatica. Purtroppo, non è stato così e ci è stato detto che l’unico modo per debellare la malattia e ritornare ad una vita normale era con la vaccinazione. Così, nello scorso inverno è iniziata da noi la campagna vaccinale, per la quale presidente, responsabile sanitaria, direttore, responsabile dell’ufficio del personale… hanno impegnato anima e corpo nel convincere con ogni mezzo (incontri, lettere, richiami, etc) della necessità inderogabile di sottoporsi al vaccino.

Per fare in modo che tutto il personale fosse vaccinato, oltre alla pseudo campagna pubblicitaria e propagandistica dei mass-media sul pericolo del Covid-19, è stato introdotto il decreto legge 44 (del 1° aprile 2021 poi convertito in legge n. 76 il 28 maggio 2021) che obbliga tutti gli operatori sanitari a vaccinarsi. In questo modo anche i più irriducibile al vaccino (per problemi di salute o per convinzioni personali) non hanno potuto sottrarsi, pena il rischio di sospensione dal lavoro.

Io ho subìto parecchie pressioni dai miei superiori affinché facessi il vaccino, ma consapevole che non vi era la pericolosità che volevano far credere e che si trattava di una malattia curabilissima, al pari di un’influenza, se trattata con terapie adeguate e tempestive, ho sempre rifiutato. Mi sono fatto anche visitare privatamente da un medico specialista, il quale mi ha vivamente sconsigliato la vaccinazione.

Nel mese di aprile 2021, la responsabile sanitaria mi ha chiesto di stare a casa in ferie per una quindicina di giorni (avevo delle ferie da smaltire, in quanto, nell’anno precedente, avevo dedicato più tempo agli ospiti autosufficienti della RSA perché erano costretti in isolamento nelle camere, mente nello stesso periodo diversi operatori amministrativi della struttura avevano preferito restare a casa per paura del contagio), con l’impegno di espletare nel mio domicilio alcune mansioni (la preparazione dei turni, le foto tessera per gli ospiti, i disegni da colorare, etc). Ho accettato le ferie forzate e alcuni compiti lavorativi a casa, senza porre ostacoli. Tornato dopo quindici giorni al lavoro, incontro il presidente (un ex primario medico in pensione), il quale mi inveisce contro con veemenza, urlandomi che la mia presenza non è desiderata, che sono un irresponsabile a presentarmi agli ospiti nei reparti, in quanto posso essere fonte di contagio, che non rispetto la legge… Aspetto che si calmi e lo invito a confrontarsi con calma, in quanto avevo già risposto ad una delle loro lettere inviate per le vaccinazioni. Rifiuta il confronto e poche ore dopo la mia responsabile sanitaria mi impone di stare nuovamente a casa in ferie. Così faccio, ma chiedo al direttore che la disposizione venga formalizzata per iscritto, perché diversamente sarei tornato al lavoro, essendo il lavoro un mio diritto. Il direttore allora accoglie la mia proposta di smart working per alcune ore la settimana e per il resto del tempo devo sottopormi a tampone nasale, prima di accedere alla struttura. Così sto proseguendo tutt’ora.

L’ambiente di lavoro è abbastanza tranquillo, anche se per alcuni colleghi, sono considerato un untore, altri invece non ritengono giusto che io lavori nei reparti essendo non vaccinato, mentre loro hanno dovuto accettare il vaccino per poter continuare a lavorare (questi aspetti sono emersi anche in una recente riunione sindacale con le RSU). La mia risposta è stata che per motivi di salute personali non posso fare il vaccino e che l’Istituto Superiore di Sanità indica di utilizzare gli stessi presidi sanitari (mascherina, camice…) per i vaccinati e i non vaccinati. Inoltre, non posso contagiare altri in quanto non ho il virus, mentre chi è vaccinato, secondo quanto indicato dalle indicazioni scientifiche sul bugiardino del farmaco genico sperimentale può essere fonte di contagio.

Domani 21 giugno è stata organizzata la tradizionale festa estiva; nonostante sia coordinatore delle attività di sostegno non sono stato interpellato perché è riservata agli ospiti e agli operatori vaccinati. Pertanto, io sono escluso.

Aggiungo in conclusione alcune riflessioni personali sulla situazione che si vive da oltre un anno nella casa di riposo dove lavoro.

Da noi e RSA in genere è da febbraio dell’anno scorso che il cappellano non mette piede nei reparti, perché c’è il pericolo del coronavirus. Eppure è da giugno dello scorso anno che non si registra un caso di persona infetta da coronavirus e neppure asintomatica in tutta la struttura (si eseguono tamponi ogni 25 giorni al personale e agli ospiti periodicamente).

Ho proposto al Cappellano di insegnare e far recitare la preghiera di comunione spirituale agli ospiti nel momento di distribuzione dell’Eucarestia durante la S. Messa che seguono in tv e mi è stato detto (secondo il Cappellano) che la preghiera eucaristica non ha valore ed è solo quella sacramentale che conta. Allora, visto che il Cappellano, per paura e per impedimenti burocratici, non può presentarsi nei reparti, ho chiesto di incaricare uno di noi operatori, che lavoriamo nei reparti, come amministratore straordinario dell’Eucaristia, in modo che durante la S. Messa trasmessa alla tv gli ospiti possano ricevere il Sacramento (mi è stato detto che ne avrebbe parlato con il Vescovo). Dopo un po’ di tempo cerco il Cappellano per sapere cosa ha deciso il Vescovo e, infastidito, mi risponde che non se ne può fare nulla perché c’è il pericolo del coronavirus. Quindi non c’è neppure l’impegno a cercare soluzioni per portare Cristo alle persone sole e sofferenti, prossime alla fine della vita. Quando poi vedi preti che durante la S. Messa, fanno distribuire l’Eucarestia ai laici e loro rimangono comodamente seduti o distribuiscono l’Eucarestia con i guanti di lattice… Che vergogna!

Nelle RSA come la mia è il deserto spirituale: ospiti anziani lasciati senza i sacramenti e senza l’affetto dei loro cari, grazie agli assurdi DPCM anticostituzionali.

Il coronavirus, come già detto, da noi non si registra da giugno dell’anno scorso.

Dai dati ufficiali che ho richiesto al mio Comune emerge chiaramente che la percentuale di mortalità in Casa di Riposo è stata all’incirca uguale tra il 2019 (anno in cui non esisteva il coronavirus) e il 2020 (anno in cui, da febbraio a maggio abbiamo avuto diversi casi di persone contagiate).

Altro aspetto interessante è che nel 2015 vi sono stati più morti nella RSA dove lavoro rispetto agli altri anni, come anche si è registrato lo stesso dato sul territorio. Risulta che nel 2015 c’è stata un’influenza particolarmente virulenta e aggressiva che ha causa un tasso più alto di mortalità.

Concludo con una riflessione tratta dai pensieri del famoso teologo von Balthasar. Egli riteneva che i tentativi di negare ai nostri giorni la Presenza Reale di Gesù nell’Eucarestia fossero da attribuire anzitutto dal metodo storico-critico che ha messo in dubbio il carattere storico dell’Ultima Cena e c’è chi sostiene che sono anche frutto di un progetto ben studiato, che è quello di trasformare la messa cattolica in quella luterana, probabilmente per avviarsi in direzione di una Chiesa, come la sognava Karl Rahner (1904 – 1984), mondialista, ecumenista, sincretista e globalista”.

Il 2 giugno mi sono iscritto all’associazione “Iustitia in Veritate”.

Tamponi 1

Questo mio post nasce dal mio volere divulgare. Sono la mamma di un ragazzino di 14 anni con un encefalopatia che si è presentata dopo l’esavalente quando era neonato, operato a 14 mesi e rioperato a 12 anni. Attualmente ricoverato in un ospedale pediatrico. Siamo arrivati in urgenza lunedì mattina con nessun sintomo Covid, ma con sintomi neurologici. Appena entrati ci hanno fatto mille domande e già mi ero infastidita (semmai le domande me le fate dopo). Appena entrati ci hanno detto ora vi facciamo i tamponi… IO HO RISPOSTO NO! NEGO IL CONSENSO A QUESTO TIPO DI TRATTAMENTO CHE PENSO IN PRIMO LUOGO INVASIVO E NOCIVO A MIO FIGLIO E IN SECONDO LUOGO È UN MIO DIRITTO INVIOLABILE DECIDERE DI NON ESSERE SOTTOPOSTI A CIÒ E DUNQUE ESERCITO UN MIO DIRITTO. Da quel momento siamo stati ripetutamente vessati e terrorizzati. Arrivati alle 11 di lunedì mattina e poi messi in percorsi Covid dato che non abbiamo fatto il tampone, hanno fatto un prelievo, dopo qualche ora arriva un pediatra dicendoci che mio figlio (di fronte al bimbo) aveva un’infezione grave che stava dilagando, necessitava di ricovero urgente negli infettivi (cioè fra i Covid), necessitava di antibiotici e bla bla ! E ci intima, tutto scocciato, di sottoporci al tampone, altrimenti non avrebbe saputo come curarci! E io sempre rifiuto categoricamente. Al che terrorizzata da questa imminente infezione (che stava passando come meningite) mi fermo, respiro e mi appello al mio sapere, al mio aver studiato come madre di bambino danneggiato da vaccini, e mi sono detta: “Come diavolo fa ad avere un’infezione così grave senza avere febbre ?!”. Chiedo di visionare le analisi … Tutto tace per ore in cui veniamo trattati come appestati: niente mangiare, niente bere, chiusi in una camera isolata. Senza poter mettere la testa fuori e senza poter fare entrare il papà. Arrivano le 21, mio figlio dopo 10 vomiti aveva fame e sete… Cambio turno arriva un’altra pediatra … gentile, buona e umana; visita mio figlio; le chiedo se mi mostra le analisi … e magicamente mi dice che mio figlio non aveva nessuna infezione ! Cosa ? E ho capito tutto ! Verso le 23 mi dicono che essendo non tamponati mi devono trasferire nel reparto Covid perché ci tratteranno come pazienti Covid … accetto ma esprimo il volere di non accettare tamponi o terapie per Covid. Arrivati qui mio figlio aveva bisogno di risonanza magnetica … Arrivano i medici e mi dicono che non avrebbe fatto la risonanza se non sottoponendo il tampone! Gli chiedo se mi mettono per iscritto quanto affermato. Acconsentono. Nel frattempo chiamo avvocato e carabinieri. Riferisco ai medici quanto mi ha consigliato l’avvocato… e magicamente nell’arco di 2 ore mio figlio fa tutto senza tampone! Mio figlio ora sta bene! Ho riassunto molto! Siamo isolati e parliamo tramite vetri non possiamo prendere neanche una boccata d’aria, nessuno può venire a trovarci… per fortuna domani usciremo, ma vi posso assicurare che ora ho ben chiaro come sono morti i nostri nonni! Se avete figli che hanno bisogno di cure mediche e vi minacciano che se non fanno il tampone (che poi sono sicura che qualcosa mettono in quei tamponi) non è vero che non fanno gli accertamenti! Non si possono rifiutare, chiamate i carabinieri ! Hanno giurato sulla Costituzione! E’ un nostro diritto decidere, Siamo liberi di scegliere per i nostri figli ! È stata dura e estenuante ! Ma ce l’ho fatta! NESSUN TAMPONE. P.S. HO TROVATO INFERMIERE CHE LA PENSANO COME ME. NON FATEVi SPAVENTARE! Con amore, una mamma decisa!

da facebook

Tamponi 2

In maggio un mio studente è risultato positivo. La Dirigente mi ha prenotato il tampone per tre volte, con email intimidatorie e per tre volte non mi sono presentata, limitandomi a risponderle:
“Ricevuto.”
Alla terza volta mi ha ingiunto di inviarle una giustificazione scritta, documentata, per il mio comportamento: le ho inviato una splendida diffida che un amico esperto mi ha preparato (l’ho inviata anche all’Azienda Sanitaria che nel frattempo mi aveva inviato il certificato di quarantena) .
L’Azienda Sanitaria mi ha ripetutamente telefonato a casa ed io ho risposto solo una volta, in tono quasi ironico: quando l’addetta mi ha detto: ”Lei ha detto che non vuole fare il tampone…” , io le ho risposto: ”Veramente io non ho detto proprio nulla…” ; allora mi ha invitato a dare una risposta ed io sono rimasta sul vago: “Guardi, se mi vedrete arrivare, significa che avrò deciso di fare il tampone…”. E si è arresa.
Così non sono andata a scuola limitandomi a fare didattica a distanza con le poche classi che rimanevano a casa.
Trascorsi i 14 giorni previsti dall’ultimo “contatto” con la classe dello studente “ammalato”, sono rientrata a scuola con il certificato di fine “quarantena” inviato via email.
È quasi divertente, vedere questi “potenti” patetici, che si credono Golia, scagliarsi contro chi non ha paura di loro : sono così rabbiosi che alla fine fanno autogol!

Elisabetta